Don Elio Monari
Chi era DON ELIO MONARI
Di famiglia contadina, era stato ordinato sacerdote nel 1936 (laureato alla Università Cattolica del Sacro Cuore) ed aveva cominciato ad insegnare Lettere all'Istituto San Carlo di Modena, facendo contemporaneamente l'assistente dell'Azione Cattolica modenese (Giac).
Dopo l'armistizio, don Elio fu tra i primi a Modena ad impegnarsi nella Resistenza, nel ruolo che meglio gli si confaceva: prestare aiuto ai militari italiani sbandati, agli ex prigionieri alleati, agli ebrei e ai patrioti che stavano per essere deportati in Germania, nascondendoli nella sua chiesa di San Biagio a Modena. Ben presto il sacerdote si trovò a capo di un'organizzazione clandestina, ramificata dalla Svizzera a Roma, che riuscì a portare in salvo decine e decine di persone.
Don Elio riuscì ad operare, senza destar sospetti, sino al febbraio del 1944, quando, con l'aiuto di medici ed infermieri, riuscì a far evadere dall'Ospedale civile di Modena un partigiano ferito che vi era ricoverato: il maestro Alfeo Martini, con un abito talare da lui portato, riuscì ad eclissarsi, ma l'attenzione della polizia fascista finì su don Elio, che qualche mese dopo dovette lasciare Modena e rifugiarsi in montagna a Farneta di Montefiorino. Qui don Monari (col nome di battaglia di "Don Luigi") divenne cappellano partigiano della Brigata "Italia.
"Il 26 Giugno 1944 "Don Luigi" (Don Elio Monari) confortò con i sacramenti quattro sergenti repubblicani che vennero giustiziati a Pianellino. Il 29 Giugno altri tredici tra repubblichini, borghesi e tedeschi furono giustiziati ma non fu avvisato e lo seppe a esecuzione avvenuta con suo grave dispiacere. Nella predica del 29, festa di San Pietro e Paolo disse parole un pò forti alludendo ai fatti del mattino."( Ermanno Gorrieri).
Il 5 luglio del 1944, durante un rastrellamento e negli scontri che ne seguirono, un ufficiale tedesco, chi dice anche un partigiano, era caduto gravemente ferito a poca distanza da lui nella zona di Monchio. Don Elio uscì allo scoperto e raggiunse il soldato morente per amministrargli i sacramenti. Mentre è chino su di lui, arrivano due tedeschi che vedendo la camicia militare americana kaki gridano "prete, pastore, bandito"(la versione col partigiano ha naturalmente un andamento diverso con l'arrivo dei tedeschi ma il risultato è lo stesso).
Tradotto da S. Anna Pelago a Firenze, nella famigerata "Villa Triste", don Monari vi fu torturato per 10 giorni. Si suppone poi che sia stato eliminato con altri partigiani, dei cui corpi è stata trovata traccia 12 anni dopo. Riesumati i corpi si trovano in una cappella del cimitero di Rifredi.
L'ultimo indizio su don Elio, oltre al passaggio da S. Anna, una tonaca, notata da una donna che il 16 luglio era andata in via Bolognese a Firenze, dove stazionavano i fascisti della Banda Carità; l'abito talare era stato gettato tra le immondizie.